lunedì 27 ottobre 2025

ITALIENAREN – Contratto diabolico

È una notte fredda e umida di fine ottobre. I passi evitano le pozze d’acqua delle piogge incessanti dell’ultima settimana. Lo sguardo è basso a rincorrere i pensieri che si perdono tra una mattonella e l’altra. All’improvviso una luce in fondo a un vicolo dietro l’angolo esplode nella notte. È una luce rossa intensa, dai contorni arancioni e dagli sprazzi giallo intenso. L’attenzione si sposta verso la fonte di calore e lo stupore assale gli occhi. Un verso animale, quasi ultraterreno, colpisce e scuote i passanti. Dall’angolo si alza un’ombra che s’ingrossa sempre di più, fino a diventare una figura enorme dai contorni indefiniti che si intravede tra una coltre di fumo grigio. Il terrore sostituisce lo stupore. La curiosità però è troppo forte e prende il sopravvento. La bestia chiama a sé chiunque la guardi e si avvicini. È un’attrazione letale che spinge verso la luce, verso il calore, verso l’ignoto.
«Facciamo uno scambio?» La voce roca e profonda della belva cattura le orecchie degli astanti.
Dopo qualche passo incerto ancora in avvicinamento, il respiro si fa più affannoso e intenso. «Di che cosa si tratta?»
La figura scura e imponente sorride mefistofelica. Sa già di aver l’umanità in pugno. «È molto semplice.» Il ghigno si allarga in tutto il volto. «Io posso darvi la luce.»
Le orecchie si tendono ai sussurri convincenti del Maligno. «Adoriamo la luce.»
«Lo so. Per questo ve la porto in dono.» Con le braccia taurine ormai cinge tutti e la luce vermiglia si diffonde sul volto. Le teste annuiscono impazienti, impossibilitate a voltarsi dall’altra parte e a tornare indietro. «Chiedo solo qualcosa in cambio. Un piccolissimo favore.» Ancora teste che ciondolano su e giù abbindolate, assoggettate e incatenate.
«Qualunque cosa… qualunque cosa per un po’ di luce in autunno.»
La Belva si lecca le labbra e strabuzza gli occhi. «Bene. Ecco la proposta irrinunciabile: per solamente pochi minuti di sole opaco e violaceo della sera, io vi darò una lunghissima ora di luce mattutina, intensa e abbagliante.» Un lato della bocca s’inarca in un ghigno e gli occhi rosso fuoco scintillano. Nessuno lo nota. «Non vi accorgerete neanche del buio serale perché sarete al lavoro. Vedrete, sarà un’inezia. Potrete invece godervi un rigenerante risveglio solare al mattino presto. La mia offerta è illuminante. D’altronde non mi chiamano Lucifero per caso.» Il Diavolo sorride affabile. «Allora, che ve ne pare?»
Le sopracciglia si aggrottano, le teste si ritraggono, ma le labbra pronunciano in automatico le parole: «Sì, facciamolo!»
La Bestia schiocca le dita e da una nuvola di fumo appare una pergamena e una penna d’oca dal piumaggio nero intrisa d’inchiostro. «Basta un nome scritto qui e la luce sarà vostra.»
La mano si tende ad afferrare la penna, le dita si muovono e appongono la firma. Le lettere del contratto datato ultima domenica di ottobre s’illuminano come lava, il foglio fluttua in aria e ormai è distante, irraggiungibile e immodificabile. La risata di Satana, non più sommessa, ora è fragorosa. La lingua viperina sibila.
Le postilla sul fondo della pergamena firmata e vidimata s’infiamma e le parole si scalfiscono sulla carta come se fossero sulla pietra:
  • Il buio serale vi attanaglierà senza tregua fino a marzo inoltrato.
  • L’ora di luce della mattina scompariranno tra meno di un paio di settimane.
  • Le routine alterate di bambini e animali domestici vi tortureranno per giorni.
  • A causa dei ritmi circadiani sballati vi trascinerete la stanchezza fino a Natale.
  • Tra una settimana le lancette dell’orologio in cucina saranno ancora sbagliate.
Lo sguardo degli umani è perso nel buio della notte. Nel petto la gioia della luce promessa è sostituita dal vuoto oscuro e tenebroso. La risata della Bestia echeggia ancora nel vicolo e prima che la sua figura possa sparire in una coltre di nebbia tra le fessure delle piastrelle del pavimento, la sua voce roca e sibillina riporta tutti alla triste realtà. «E anche per quest’anno l’ora illegale è tornata in mio possesso!»

martedì 7 ottobre 2025

ITALIENAREN – Concerti

Sentirsi stanchi dagli alluci alle sopracciglia a causa delle molte ore passate in piedi, ma comunque soddisfatti per aver condiviso qualcosa di unico con migliaia di appassionati. Essere fradici di sudore – proprio e degli altri – dalla testa ai piedi, ma felici di respirare aria di eccitazione. Sentire il panino nello stomaco che sobbalza inebetito, ma avere ancora fame di emozioni e di cinquecento grammi di pasta al sugo. Provare dolore alle costole forse incrinate per le centinaia di colpi ricevuti, ma essere consapevoli che erano botte a fin di bene e soprattutto ricambiate. Ascoltare le melodie delle proprie canzoni preferite in testa per le prossime ore, ma non vedere l’ora di svuotare finalmente la vescica dalla pipì, stendersi sul proprio letto e dormire – non importa più in quale ordine.
Quasi tutti hanno provato le emozioni di un concerto live di musica. Quasi tutti hanno provato certe sensazioni, alcune indescrivibili, altre irripetibili.
In Svezia, però, in confronto all’Italia è diverso. Non peggio, non meglio. Diverso.
Si può cominciare dall’orario. Se la si prende con calma, arrivando al concerto con la convinzione che la band inizi a suonare con la consueta ora, oretta e mezza di ritardo, si rimarrà delusi, nonché con una buona fetta di concerto già consumata. È infatti comune osservare gli svedesi lamentarsi del ritardo del gruppo musicale anche se si tratta di qualche minuto e qualche ora dopo non battere ciglio per il ritardo del treno. Sarebbe interessante sentire cos’hanno da dire i Guns N' Roses, band notoriamente in ritardo ai concerti, a proposito dell’argomento.
Le code per entrare sono un altro interessante aspetto. Non sono un ammasso di persone schiacciate e sudate che premono in continuazione nonostante le porte siano chiuse. Sono invece code ordinate di quarantaquattro katter in fila per sei col resto di due. Nessuna sbavatura e nessun paio di furbacchioni che sgattaiolano – i due felini che erano rimasti dal conto di prima – tra gli spazi ampi lasciati dai partecipanti per entrare il prima possibile. In alcuni casi forniscono addirittura un bigliettino che segnala il proprio posto in fila. Così ognuno può andare a cenare, a fare i bisogni o godersi la giornata e tornare al momento giusto senza perdere il posto. Più che un concerto sembra una salumeria.
La posizione nel pubblico rispetto al palco non ha più molta importanza. Nonostante avere una rispettosa altezza media italica di centottanta centimetri, la sensazione di sentirsi dei nani in mezzo ai vichinghi è piuttosto comune. Inutile cercare di farsi largo pian piano tra la folla per recuperare posizioni come Schumacher dei bei tempi della Formula 1 perché ci saranno sempre un paio di Vercingetorige davanti a voi, pronti a occludere la vista e magari a brindare con della birra locale bevuta direttamente dallo scalpo dei nemici: skål! È invece consigliato allenarsi a stare sulla punta dei piedi durante tutto l’anno per guadagnare al momento giusto qualche centimetro e forse il rispetto dei vicini.
I tappi – non in senso di altezza, ma quelli per le orecchie – sono un’altra stranezza che offre la terra scandinava durante queste manifestazioni. All’ingresso di ogni evento è prassi trovare bagarini che invece di vendere biglietti in eccesso a prezzi esorbitanti, offrono l’opportunità di acquistare tappi di gomma per proteggere i timpani, riducendo le onde sonore più dannose. Grazie, ma no grazie. Chi andrebbe al cinema con gli occhiali da sole o a teatro con le bende sugli occhi? Solo se lo spettacolo fosse altamente soporifero probabilmente.
Infine, la partecipazione e la foga non pareggiano – per usare un eufemismo – la passione italica. Può infatti capitare di vedere svedesi impalati come stoccafissi, immobilizzati come statue di cera al museo Madame Tussauds, inchiodati al terreno durante un concerto energizzante al massimo come quello degli AC/DC. L’unico movimento che si percepisce è il braccio che porta la birra dalla mano alla bocca, come un’insegna luminosa a neon.
Le opportunità di passare qualche ora con la propria band preferita sono molte a Stoccolma. Parecchi artisti scelgono di fare una tappa del tour nella capitale. Il parco a giochi Gröna Lund oer esempio offre da anni centinaia di concerti estivi con band storiche e suggestive, a prezzi ragionevolissimi. Però il dubbio se andare ad un altro concerto tra i soldatini svevi è spesso forte. L’idea romantica di concerto all’italiana può restare impressa nella mente e inibire, ma alla fine – Che diamine! – è bene ricordarsi che si vive una volta sola. Meglio cliccare il tasto “Acquista” sul sito biglietts.se e volare sulle note musicali della propria band preferita.