La porta dell’ignoto
si spalanca davanti ai due esploratori impauriti. Si apre l’oblio ai loro
piedi. Davanti a loro il buio completo. Ora i due vedono il baratro. Lungo il percorso
che conduce verso l’oscurità si presenta una scelta. Una scelta importante.
«C’è qualcosa che
non va, Sigismondo. Vacci tu prima.»
«Eh, no. Abbiamo fatto
pari e dispari e hai perso. Vai tu.»
«Ma tu hai
barato.»
«Ma che barato.» Sigismondo
dà quasi una spinta in avanti a Carlo Gustavo. «Abbiamo buttato i numeri due volte.
Ho vinto sempre io.»
«Dobbiamo almeno
fare al meglio di cinque.»
«Ma smettila. Sii
uomo!»
«Proprio perché sono
un essere umano, ho paura!»
«Certo che hai paura.
È normale avere paura di quello che non conosciamo.»
«Mi batte forte
il cuore, ho il respiro affannato, mi tremano le gambe. Non capisco perché…»
«Oh, ma sei duro di
comprendonio, eh!» Sigismondo sbuffa. «Te lo rispiego. La paura è una reazione
del nostro cervello a una situazione di pericolo: aumenta il battito cardiaco,
la frequenza respiratoria, la sudorazione, la tensione muscolare. Tutti chiari segni
che ci stiamo per preparare alla lotta o alla fuga da un pericolo.»
«E tutti i
pensieri negativi, allora?»
«Indovina un po’?»
Sigismondo alza e abbassa le sopracciglia un paio di volte. «Ci sono serviti a
sopravvivere.»
Carlo Gustavo scuote
la testa. «Non iniziare con questa storia. Non ora. Ti prego.»
«È così. Immagina
due uomini della Preistoria davanti a una grotta buia e sinistra. Uno pensa che
ci sia una belva feroce dentro e non ci entra. L’altro va dentro a controllare.
Chi credi che abbia avuto più chance di sopravvivere e portare avanti i suoi geni?»
«Tuo nonno!» Carlo
Gustavo scherza per sdrammatizzare.
«Esatto:» Sigismondo
risponde seriamente sorprendendo l’amico «Hai indovinato! Era anche tuo nonno,
a dire il vero. Quindi, nostro bisnonno… no scusa, nostro bis-bis-bis-bis-bis-bis-»
«Sì, sì, ho
capito» Taglia corto Carlo Gustavo. «Ma scusa, dopo tutta la storiella che mi
hai raccontato sugli uomini delle caverne, perché dovrei andarci io e non tu?»
«Uff…» Sigismondo
sbuffa.
«Rispondi, per favore.
La mia è una domanda legittima.»
Sigismondo guarda
l’amico con fermezza. «Perché è la tua cantina. Non la mia. Ma La vera domande
è: perché è così buia?»
«Hm... ho paura di essermi dimenticato di cambiare la
lampadina rotta.»