In una tranquilla domenica di settembre, nessuno s’immagina quello che sta succedendo in uno scantinato della città. Isolati dal mondo esterno in una sala prove due musicisti stanno per suonarsele di santa ragione.
«Basta!» Fa il primo. «Con te non si può fare musica.»
«Pensa te. Stavo per dire la stessa cosa.» Risponde a tono l’altro. «Fai sempre il sostenuto e il tuo modo di suonare mi ha rotto il timpano!»
«Prendo nota sul registro…»
«E smettila di usare quell’accento e quella cadenza ironica.»
«Almeno io sono allegro.»
«Col piffero che suono ancora con te!»
«Bravo, bis! Vattene, resterai senza una lira.»
Il duetto di battute prosegue per un po’. Volano piatti, spatole, batterie di pentole e gli spaghetti finiscono nella chitarra. Il primo musicista viola violentemente il violino dell’amico e lui per ripicca gli dipinge di giallo la viola. Il primo non ci va piano e schiaccia forte il pianoforte sulla fronte piana dell’altro. Per la legge del contrappasso l’amico gli sfascia il contrabbasso. Altri colpi sono in arrivo, ma un terzo musicista, amico di entrambi, sopraggiunge scendendo la scala e interviene per fermare l’alterazione. I primi due musicisti sono presi in controtempo: il triangolo no, non l’avevano considerato.
«Stop! Pausa!» Urla per bloccarli. «Che succede?»
I due litiganti prendono fiato.
«Gli Do il La e lui che Fa? Niente, Si atteggia a Re. Mi dà Sol pena!» Esclama acuto il primo.
«Mi ha detto che sono basso!» Replica offeso l’altro.
«A quanto pare non vi siete accordati bene. Andate adagio!»
I due, invece di calmarsi, si fanno ancora più vivaci.
«Sentivamo proprio la mancanza di questo tuo fraseggio…» fa il primo.
«Sei sempre così giù di corda e moderato.» aggiunge l’altro. «Sei monotono!»
Non ci danno certo giù di sviolinate i due: hanno toccato un tasto dolente. Il terzo amico fa un passo indietro e si sente un rumore metallico provenire da sotto il suo piede.
«Deficiente! Ora hai proprio rotto il kazoo!» Urlano in coro i due musicisti dissonanti.
Al terzo amico accorso in aiuto prende quasi una sincope e così decide di andarsene in sordina e li lascia nella loro fatale progressione. Tanto ormai tra i due si è già rotta l’armonia e lui non può più fare niente.
A quel punto c’è un intermezzo di silenzio. La situazione è grave: con imbarazzo, se ne rendono conto anche loro due. Si scambiano uno sguardo e dicono: «Va beh, di questi tempi siamo ormai pari!»
Il primo fa un fagotto della sua roba e va a farsi una passeggiata scacciapensieri con buona andatura. Il secondo esce, sale in macchina, gira la chiave e parte con la sua ritmo.
Entrambi, però, portano via con sé la partitura del pezzo che avrebbero dovuto suonare assieme, ma a parte lo spartito, i due non avevano più nulla da spartire.